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Vincenzo Romanelli nasce a Brescia nel 1922, il giorno 22 del mese di
ottobre.
Suo padre lo avvia agli studi tecnici. Pensa a un ragioniere
per la sua azienda di produzione e commercio vini che lui, pugliese,
trasferitosi a Brescia intorno al 1920, ha avviato.
Vincenzo, ragioniere
diventa, ma il padre non avrà modo di felicitarsene perchè muore
improvvisamente l'anno precedente.
Dopo il conseguimento del diploma, la
madre patria, che era in guerra dal '40, lo chiama a compire il suo
dovere. Entra nell'Accademia Militare di Modena, ma non fà in tempo a
diventare ufficiale. L'8 settembre '43 deve interrompere il corso e
subirà tutte le peregrinazioni e i disagi che accompagneranno tutti
quelli che, come lui, in quegli anni indossavano una divisa..
Nel 1945
al termine della guerra si riunisce alla famiglia (che era rimasta
bloccata in Puglia dalla rapidità degli eventi bellici!) e ne assume la
responsabilità della conduzione.
Non pensa più all'Accademia o al
proseguimento degli studi (si era iscritto alla facoltà di Scienze
Economiche) ma intraprende l'attività che si era interrotta alla morte
del padre. Il lavoro non gli impedisce di coltivare la passione per il
disegno che ha sempre nutrito fin dall'infanzia.
Fa "il pittore del
tempo libero", un hobby che ben presto lo impegna sempre di più, tanto
che, conosciuto il pittore e critico d'arte Lorenzo Favero al quale è
stata portata in visione una cartella di disegni ed acquerelli, viene
dallo stesso presentato per una prima mostra , che si tiene a Verona.
Siamo nel 1958.
Nel frattempo si è sposato e vengono allestite altre
mostre (anche se lui si considera sempre il "pittore della domenica");
finchè nel 1967 sul Giornale di Brescia, a firma di E. Cassa Salvi,
appare un articolo di recensione per la mostra appena tenuta alla
Galleria Associazione Artisti Bresciani. Viene giudicato "un pittore da
segnalare dopo tante prove eseguite con acquerelli, tempere, inchiostri
eccolo riuscire ad una pittura ad olio -scrive il critico- che si
presenta sotto fausti auspici".
Per lui sembra arrivato il momento del
grande salto: il timido pittore autodidatta che può diventare un
pittore. Un altro pittore.
Invece la vita gli propone altre prospettive;
si trasferisce in Puglia e dal commercio passa all'imprenditoria.
Per
alcuni anni, complice anche una noiosa allergia ai colori, non si parla
più di pittura.
Il nuovo lavoro lo assorbe a tempo pieno anche se sotto
pelle quel vecchio tarlo della passione per il disegno e la pittura non
ha mai smesso di rosicchiarlo.
Riprende poco per volta a dipingere per
il puro piacere di dipingere.. Dipinge per sè, senza pensare più a
mostrare i suoi lavori, accumula carte e tele conserva o distrugge ciò
che non lo soddisfa, e solo nel 1991 i figli (due dei tre sono ritornati
a vivere a Brescia) gli organizzano (quasi a sua insaputa) una mostra.
E' solo una collettiva che si tiene alla "Piccola Galleria U.C.A.I." di
Brescia, ma la dozzina o poco più di opere esposte, segnano il suo
incontro simbolico (perchè lui non vi ha presenziato) con il critico
d'arte Mauro Corradini, che ne resta ben impressionato.
Da quell'incontro
nasce in Romanelli, ma più ancora nei suoi familiari, il desiderio di
mettere un poco d'ordine nel lavoro svolto, di documentare il lungo
(anche se discontinuo) discorso pittorico.
Da quel '91 sono passati altri dieci anni, al termine dei quali lo
stesso Corradini ha curato una monografia critica ed una mostra
personale, che si è tenuta nella sede dell'Associazione Artisti
Bresciani nel settembre 2003. Nel salutare gli amici alla fine
dell'esposizione, Vincenzo Romanelli ha lanciato una battuta: «Ci
rivedremo tra dieci anni in occasione della mostra dei novant'anni».
Ma era solo una battuta ... (v.r.)
Nell'ottobre del 2012, l'AAB ha ospitato la personale "I novant'anni", curata da Pia Ferrari.
Dopo di allora, ha continuato a lavorare fino alla fine dei suoi giorni (26 giugno 2018), pensando alla mostra dei cento anni.
Il 22-10-22 si inaugura l'esposizione che lui avrebbe voluto, in occasione dei cento anni dalla nascita.
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